L'appuntamento (capitolo uno, 2° episodio)

«No…è già mattina!»

A peso morto profondò nel cuscino, come se avesse preso una mazzata tra capo e collo. Raccolse tutte le sue forze e s’issò a fatica a sedere sul letto, afferrò a tentoni la maglietta che aveva abbandonato sopra le coperte la sera prima, e con gli occhi chiusi dal sonno se la infilò, regolarmente alla rovescia. Inforcò le ciabatte e si diresse barcollante verso il bagno, uno stanzino formato cella che era il suo punto di riferimento ogni mattina, appena alzato: là dentro, infatti, veniva dissolta la patina dell’intontimento con una passata d’acqua fredda, e l’anima vi si sollevava liberandosi del peso del giorno precedente. Dopo essersi lavato il viso e aver ripreso conoscenza, piano piano si trascinò in soffitta, dove aveva sistemato la panchina con gli attrezzi per fare ginnastica, con i pesi in ghisa e bilancieri di varia lunghezza.

Sei chili sono anche troppi - pensò risoluto quella mattina – meglio non esagerare”.

Faceva esercizi tutte le mattine. Afferrò quattro pesi da un chilogrammo ed altri da cinquecento grammi e li infilò sui manubri, facendo poi scattare il gancio. Tre serie d'esercizi di sollevamento per i bicipiti furono sufficienti per ridurlo bagnato come un’anguilla, da tanto era riuscito a sudare con quel poco movimento. La mattina era calda e l’attrezzatura era sistemata proprio sottotetto, quindi l’aria era già pesante nonostante fossero le otto, ma d'altronde, non riuscendo mai a raggiungere un buon allenamento, si sarebbe infradiciato anche con una temperatura di dieci gradi. Passò in rassegna anche gli esercizi per i deltoidi, e prima di ripensarci decise di fare anche una corsa nel parco di fronte a casa, ma non più lunga di venti minuti: non voleva essere eccessivamente stanco. Poco dopo avrebbe dovuto sostenere un colloquio con il responsabile di un’agenzia di pubblicità: non voleva correre il rischio di addormentarcisi davanti, mentre gli stava presentando i suoi disegni ed i suoi progetti. Era, quella, una delle rare opportunità su cui contava parecchio: sperava di poter guadagnare un’assunzione o almeno una collaborazione. Si tamponò alla meglio il sudore con un asciugamano che teneva lì vicino agli attrezzi, s’infilò le vecchie scarpe da corsa, pantaloncini, cappellino, e, come ogni cultore del jogging che si rispetti, agguantò il lettore di cassette, le cuffie e si tuffò per le scale per raggiungere il parco.

© Massimo Rognini

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