L'appuntamento (capitolo nove, 3° episodio)


I due giorni passarono alla svelta. Un controllo sulla cartina della pianta di Firenze per vedere la strada da prendere per arrivare all’hotel, ma soprattutto controllare se quell’hotel esisteva davvero. Poi un salto all’autolavaggio: servizio completo, dentro e fuori. Ma in fondo continuava a sentirsi inadeguato, con quel modello di macchina, a scarrozzare gentili signore: ci voleva una Mercedes, piuttosto. “Verranno tempi migliori”, si augurò. Non mancò neanche la telefonata di Cesare, e questo fatto fugò l’ultimo dubbio che era rimasto rintanato in un angolino del cervello, a proposito di chi fosse in realtà Monna Lisa. Quest’ultima si era rifatta viva rispondendo al sintetico messaggio di Abele con un altrettanto sintetico: “Rivolgiti al portiere”. Il secondo giorno fu peggiore del primo, Abele era nervoso. Non seppe resistere alla tentazione di chiamare Ambra, sapendo benissimo che avrebbe dovuto mentire ferocemente se lei gli avesse chiesto che cosa faceva in serata.
«Che fai stasera?» chiese implacabilmente la ragazza.
«Ho… un appuntamento, per una dimostrazione, per l’enciclopedia, ricordi?» farfugliò vergognandosi come un ladro.
«Certo che me lo ricordo…ora vendi libri! Vanno bene gli affari?»
«Insomma…Sai, gli inizi sono i più duri…»
«Vai, vai, che sei sempre in giro…» giocherellò Ambra, facendo rabbrividire Abele: “Che abbia intuito qualcosa?” pensò.
«Una volta ti porterò con me! – tentò di fugare ogni timore con una battuta – Ti farò fare la valletta della dimostrazione…Chissà, con questa formula si potrebbe vendere meglio! Ti andrebbe il dieci per cento del ricavato?»
«Ti saluto! – tagliò corto Ambra – In bocca a lupo! Ciao!» Quell’augurio era proprio quello che serviva, anche se formulato senza cognizione di causa.
Per l’appuntamento di quella sera Abele si vestì ovviamente in modo elegante, esibendo un completo grigio in cotone, cravatta variamente colorata e camicia rosa. Chiuse il portone di casa e raggiunse l’automobile, che sembrava riverniciata, ci saltò sopra e partì per raggiungere l’albergo Superga.
© Massimo Rognini 

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