I
due giorni passarono alla svelta. Un controllo sulla cartina della
pianta di Firenze per vedere la strada da prendere per arrivare
all’hotel, ma soprattutto controllare se quell’hotel esisteva
davvero. Poi un salto all’autolavaggio: servizio completo, dentro e
fuori. Ma in fondo continuava a sentirsi inadeguato, con quel modello
di macchina, a scarrozzare gentili signore: ci voleva una Mercedes,
piuttosto. “Verranno tempi migliori”, si augurò. Non mancò
neanche la telefonata di Cesare, e questo fatto fugò l’ultimo
dubbio che era rimasto rintanato in un angolino del cervello, a
proposito di chi fosse in realtà Monna Lisa. Quest’ultima si era
rifatta viva rispondendo al sintetico messaggio di Abele con un
altrettanto sintetico: “Rivolgiti al portiere”. Il secondo giorno
fu peggiore del primo, Abele era nervoso. Non seppe resistere alla
tentazione di chiamare Ambra, sapendo benissimo che avrebbe dovuto
mentire ferocemente se lei gli avesse chiesto che cosa faceva in
serata.
«Che
fai stasera?» chiese implacabilmente la ragazza.
«Ho…
un appuntamento, per una dimostrazione, per l’enciclopedia,
ricordi?» farfugliò vergognandosi come un ladro.
«Certo
che me lo ricordo…ora vendi libri! Vanno bene gli affari?»
«Insomma…Sai,
gli inizi sono i più duri…»
«Vai,
vai, che sei sempre in giro…» giocherellò Ambra, facendo
rabbrividire Abele: “Che abbia intuito qualcosa?” pensò.
«Una
volta ti porterò con me! – tentò di fugare ogni timore con una
battuta – Ti farò fare la valletta della dimostrazione…Chissà,
con questa formula si potrebbe vendere meglio! Ti andrebbe il dieci
per cento del ricavato?»
«Ti
saluto! – tagliò corto Ambra – In bocca a lupo! Ciao!»
Quell’augurio era proprio quello che serviva, anche se formulato
senza cognizione di causa.
Per
l’appuntamento di quella sera Abele si vestì ovviamente in modo
elegante, esibendo un completo grigio in cotone, cravatta variamente
colorata e camicia rosa. Chiuse il portone di casa e raggiunse
l’automobile, che sembrava riverniciata, ci saltò sopra e partì
per raggiungere l’albergo Superga.
© Massimo Rognini
Nessun commento:
Posta un commento