«Ma
va’ là…» borbottò, sorridendo amaramente. Il secondo messaggio
era di una misteriosa interlocutrice che si firmava “M.Lisa”.
Mentre apriva il messaggio con un clic del mouse, si stava chiedendo
curiosamente, e un po’ col cuore in gola, se quel delinquente di
Paolo avesse fatto centro, con quella home-page creata per lui in
Internet su quel portale per incontri. Il messaggio si aprì sul
video, e diceva:
“Ciao,
puoi chiamarmi Monna Lisa. Ho letto sulla tua pagina Web che sei di
queste parti. Il tempo passa in fretta, sono una donna impegnata sul
lavoro che non mi lascia troppo spazio, ma non voglio perdere momenti
magici che ancora posso permettermi. Ti aspetto tra due sere, alle
nove e mezza nella sala dell’albergo Superga, a Firenze. Se ci
stai, ti offrirò una cena, poi vedremo. Dammi una conferma,
l’indirizzo di posta a questo punto già lo sai. Ciao Cicciobello!
M.Lisa”
Abele
rilesse quel messaggio per tre volte di fila, con la bottiglia
attaccata alle labbra. La prima volta buio totale. La seconda,
suggerì alla sua fantasia la figura di una donna emancipata,
professionista. La terza materializzò una Serena Grandi in castigato
tailleur grigio e calze a rete. Doppio petto naturalmente. Giunto a
quel punto, buttò giù un sorso di birra, come per cancellare con un
colpo di spugna quelle fantasie troppo audaci: poteva benissimo
essere una fregatura, come quella che aveva avuto nel pomeriggio.
Poteva trattarsi di uno scherzo. Chi poteva sapere chi si nascondeva
dietro a quelle parole? Poteva essere chiunque! Poteva essere anche
quel Cesare che lo perseguitava, sotto le mentite spoglie di una
certa Monna Lisa.
“Cesare!?
No, non può essere…” si rassicurò mentalmente, mentre si
lasciava affascinare da quelle parole sul video, nelle quali
intravedeva fermezza e autorità, addolcita da nostalgia e speranza.
Ormai vinto dalla curiosità decise di rispondere al messaggio. Con
pochi movimenti del mouse compose la pagina e scrisse: “Sarò
puntuale”, e con l’ultimo clic spedì alla misteriosa Monna Lisa
la sua risposta. Stiracchiandosi la schiena si appoggiò alla sedia,
e finì di bere la birra.
Il solitario poteva aspettare.
© Massimo Rognini
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