L'appuntamento (capitolo sei, 1° episodio)

«Cosa?? Ti metti a fare l’accompagnatore!? Per signore?» Paolo, seduto al tavolino del bar stava fissando l’amico come se stesse vedendo Sharon Stone, lì davanti a lui. Abele annuiva lentamente con la testa.

«Cioè, tu…» disse indicandolo con il dito accusatore di una mano, mentre con l’altra teneva per aria un tramezzino, di cui aveva dimenticato l’esistenza per lo sbalordimento.

«…vuoi svendere il tuo bel corpicino per quella massa di carne putrefatta! No, non ci credo! E poi …non sei il tipo, non…Bah!»

Paolo non sapeva cos’altro aggiungere, scosse la testa sorridendo finché il suo occhio non registrò nuovamente la presenza nella mano del tramezzino, ordinando di conseguenza allo stomaco di brontolare, costringendo l’incredulo ad allungare un morso.

«E’ così. – disse serenamente il novello gigolò - Ho deciso. Visto che il mercato non apprezza il lavoro che faccio…Beh! Allora metto a disposizione del mercato quello che la natura ha offerto a me!»

«E…sentiamo, cosa offriresti?» chiese Paolo inarcando le sopracciglia e appoggiandosi alla sedia.

«Prima di tutto ho un cervello. E poi, almeno credo…mi sono mantenuto un certo fisico! – Stava parlando in una maniera strana con la voce un po’ impostata, come se stesse tenendo un discorso in un’aula magna – Io ho visto come si sono ridotti tanti nostri compagni di Liceo…Ti ricordi il Pampa?»

«Sì!»

«ma com’è adesso, l’hai visto?»

«ah no, non l’ho più rivisto dal tempo della maturità…»

«Adesso è’ pelato, e ci puoi giocare a biliardo, da tanto che s’è arrotondato! E così tanti altri!»

«Insomma, ti ritieni un bel maschione – sentenziò Paolo con un sorrisetto a presa di giro – Io non so se potrei farlo, anche se, modestamente, nel mio fisico ci sto bene!» Abele intervenne, quasi come se stesse seguendo un filo logico tutto suo:

«Vedi, noi due siamo diversi perché tu tratti le donne sempre alla stessa maniera, sia quelle che usi per una notte – Abele mosse mimicamente il pugno a stantuffo – e dopo butti via, sia quelle con cui ti costruisci una storia. Io sono più…Ecco, romantico, direi…»

«Eh sì certo… sei romantico e ti metti a battere! Ecco, direi che non ti vedo adatto per quel ruolo! » aggiunse Paolo.

«Ma qui è diverso! – proseguì Abele – Non c’è trasporto mentale ed emotivo! E’ lavoro. Bisogna essere professionisti anche in questo…»

Rimasero entrambi in silenzio, per pochi secondi, l’uno con un sogghigno scettico e l’altro con gli occhi spalancati del sognatore. Con quell’espressione in faccia, guardando lontano, disse:

«Ci pensi? Entrare nell’alta società dalla porta di servizio e sfruttarla fino in fondo, succhiandole soldi per un godimento reciproco…»

© Massimo Rognini

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