L'appuntamento (capitolo quattro, 2° episodio)

Abele stava seguendo i flussi del fiume di persone quando passò davanti all’edicola, quella bella fornita, dove spesso faceva acquisti. Lanciò l’ancora e si tirò verso la sponda, attraversando il fiume di gente. Osservò i titoli delle locandine dei quotidiani, quasi tutti simili tra loro, poi passò a rassegna i fumetti di Dylan Dog. Ragazze svestite gli ammiccavano dal vetro dell’interno della porta dell’edicola, promettendo cavalcate estenuanti, tutte incellofanate. Mentre il giornalaio era intento a fare un resto, Abele si mise a cercare quello che gli interessava, allungando il collo sul banco frontale, ma non trovandolo si rivolse al venditore:

«Scusi, cercavo “La Pulce”, “Portobello” e “Il mercatino”! Ci sono le ultime edizioni?»

«Ci sono, ci sono!» rispose quello, mentre porgeva un quotidiano ad un’anziana signora.

«Ecco il resto, signora Cavalli! Giovanotto, guardi: la “Pulce” del martedì ce l’ha sotto il naso, la prende lei?» disse indicando col dito mentre prendeva le altre due riviste.

Abele si chiese perché non le teneva tutte assieme sul frontale, quelle riviste. Pagò, si mise i giornali sotto braccio e si rituffò nel fiume di persone. Più avanti si soffermò sulla vetrina di un’agenzia di viaggi. Con aria sognante osservò i depliant che erano sistemati dietro al vetro: crociere nei mari del sud, voli in America, soggiorni in Africa. Sarebbe stato bello prendere e partire, pensava Abele, conoscere posti nuovi, gente nuova, impregnarsi dell’aria e della vita di un mondo diverso. Abele sapeva anche che non avrebbe accettato una vacanza preconfezionata da un’agenzia, l’aveva sempre considerata come un pezzo di mondo finto, inserito a forza dentro un mondo straniero, tra loro indipendenti. Dal mondo finto si sarebbe visto il mondo straniero, proprio come lui stava facendo in quel momento con i depliant attraverso la vetrina. Abele era un turista-fai-da-te, tipico degli squattrinati: gli sarebbe piaciuto un viaggio avventuroso, di quelli con lo zaino in spalla, e girovagare come gli antichi viandanti, per calarsi completamente nel quotidiano, vivo e verace, del primo paese che capita dopo un lungo girovagare, e trovare una locanda presso la quale ottenere rifugio. Poi, improvvisamente, Abele si guardò al vetro e tornò con la mente alla realtà, in quel momento per lui avara di occasioni fortunate.

Distolse lo sguardo dalla vetrina e dal décolleté della ragazza dietro al banco per continuare a passeggiare. Raggiunse una libreria lì vicino. C’era stato altre volte. Aveva incominciato a leggere un libro che lo interessava, qualche giorno prima. Non lo comprò mai, quel libro. Entrò, gironzolò un po’ tra le colonne di libri e alla fine si fermo lì, al banco dei saggi. Afferrò con aria disinvolta il libro, dal titolo “ Ditelo con i colori” e furtivamente iniziò a leggere un nuovo capitolo. Quando si accorse che un commesso lo stava guardando in modo strano ed insistente, Abele fece finta di interessarsi ad altro e ripose il suo libro, con l’accortezza di sistemare il cartoncino su cui stava scritto “Per favore non sfogliare” alla pagina che aveva appena finito di leggere. Uscendo dalla libreria Abele decise di incamminarsi verso la “Toni assicurazioni”.

© Massimo Rognini

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