L'appuntamento (capitolo due, 1° episodio)

L’aria di quella mattina d’estate era cristallina e luccicante, e la città era in pieno movimento, le automobili sbuffavano in coda ai semafori come i pensionati alle poste. Con lo scooter però non c’erano problemi, si poteva passare ovunque. In pochi minuti Abele, serpeggiando nel traffico, arrivò davanti alla sede della “ Art & Design Comunications”, l’agenzia pubblicitaria alla quale aveva chiesto e ottenuto un incontro con il titolare. Quando suonò alla porta gli aprì una ragazza, abbastanza carina con tanti boccoli rossi, che con l’aria inespressiva prima guardò il cerotto, poi le mani e infine gli occhi:

« Sì ? »

« Buongiorno, mi chiamo Abele Toni e… avrei un appuntamento con il signor Bruni, per certi lavori che…ho qua dietro, con me…» La ragazza continuava a squadrarlo, con la faccia seria.

« …ma, c’è il signor Bruni?» chiese mezzo imbarazzato, come per dare una scossa alla ragazza, certo di non aver sbagliato indirizzo. La ragazza rispose:

« Sì, il dottor Bruni è nel suo ufficio. Entri, e si accomodi pure nella saletta, verrà chiamato».

« Comandi!» ribatté con un sorriso entrando nell’ingresso. Si accomodò su una poltroncina, quella d’angolo, e si mise la cartella sulle ginocchia. La ragazza, che era la segretaria, tornò alla sua scrivania, e premette il pulsante dell’intercomunicante:

«Dottor Bruni, è arrivato il signor Toni, per l’appuntamento delle nove…Sì, va bene» . Si volse verso Abele, e disse:

«Ancora qualche minuto, prego».

« Grazie!» disse lui con un sorriso, ma la ragazza dai capelli rossi per tutta risposta si voltò, prese una limetta per le unghie e si concentrò su quella del pollice sinistro.

“E’ strana. Quella ragazza ha qualcosa di strano” pensò aggrottando la fronte, e nell'attesa non gli rimase altro da fare che guardare le illustrazioni delle campagne pubblicitarie dell’agenzia che erano attaccate alle pareti del salottino e, appunto, attendere. Mentre osservava assorto lo slogan di un liquore, cominciò a sentire una voce, che piano piano iniziava nervosamente a salire di volume. Proveniva certamente dall’ufficio del dottor Bruni.

© Massimo Rognini

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