L'appuntamento (capitolo tre, 4° episodio)

«Perché, le donne non sono una cosa seria?» rise Paolo.

«Ascolta: non è che a te serve un tizio che…magari ti fa da segretario, da portaborse, da porta-computer…Ecco, trovato! Ti faccio da Segreteria Telefonica: mi metto la minigonna e rispondo al cellulare in falsetto “Qui è la segreteria personale del dottor Settembrini…”».

In effetti, il vero motivo per cui Abele voleva parlare con Paolo era quello di chiedergli se aveva bisogno di qualcuno, perché lui aveva urgente necessità di trovare lavoro.

«Ti sono andati male, quei colloqui, vero?» chiese Paolo con l’aria crucciata.

«Già, non ne ho imbroccato uno che fosse uno! Comincio a pensare che il mondo della pubblicità ormai sia un club privé…» commentò Abele.

«Te l’ho detto prima…quando hai imparato a guidare, non te n’accorgi più! La macchina sembra girare da sola! Comunque, mi dispiace, io mi basto da solo, anzi quasi avanzo! Però giuro: quando, e se, mi allargherò, diventeremo soci! Stai attento però ad avere grana, per quel tempo! Quella serve!»

«D’accordo…» disse Abele con la faccia del bambino che giura di non confidare un segreto a nessuno

«…ce l’avrò, la grana. Ma prima dovrai sopportarmi come apprendista e rivelarmi il profondo mistero che si annida in fondo alle borse…»

«...le palline antitarlo di canfora!» sbottò Paolo, e scoppiarono entrambi a ridere.

Mentre si stava esaurendo l’onda della risata riattaccò a suonare il cellulare di Paolo. Abele improvvisamente s’immaginò un bambino che tirava insistentemente la giacca al papà: “Babbo, Babbo, voglio un gelato!”. Ad Abele parve di sentire la voce di quel bambino echeggiare nell’auricolare del telefonino: “Babbo, Babbo, voglio vendere!”

«Sì, signore! Vuole vendere subito?» Paolo aveva risposto all’ennesimo cliente.

«Come dice? Ah, si trova qui in città, in centro…Beh, sì, potremmo incontrarci…Sì, anch’io sono casualmente qui in centro»

Paolo si alzò guardando Abele, e stringendosi nelle spalle:

«D’accordo…mi scusi un attimo» poi, tappando con una mano il microfono del cellulare bisbigliò:

«Devo scappare, scusami…Ci sentiamo stasera!» Se n’andò continuando la conversazione, con il personal portatile sottobraccio. Ad Abele non restò che salutarlo ad alta voce:

«Grazie lo stesso! Ti telefono!»

Poi abbassò gli occhi sul tavolino, dove vide le mani di un cameriere che stava sparecchiando, il quale disse:

«Posso?»

«Sì, sì! L’uomo di Wall Street è corso via. Sa, ha trovato un serpente monetario nel panino, s’è spaventato ed è scappato…». Il cameriere stava per replicare qualcosa, ma Abele lo precedette:

«Stavo scherzando…Quant’è? Pago io…»

© Massimo Rognini

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