L'appuntamento (capitolo sei, 2° episodio)

«Oh, svegliati! Guarda che nell’alta società, come la chiami tu, ci sono anche, e soprattutto, le vecchie bavose…» Paolo cercava di ridimensionare la fantasia di Abele e di distoglierlo dal sogno.

«Ah, no! - Abele si destò all’improvviso – La clientela, se permetti, me la scelgo io! Sarò alla fame, ma non fino a questo punto!»

Allargò le braccia per poi tuffarsi avidamente sulla focaccia ripiena che giaceva di fronte a lui, sul piattino, e che stava incominciando a sperare di farla franca.

«Senti, le clienti le potrai scegliere anche te, ma il portafogli – osservò Paolo sporgendosi leggermente e sfregando insieme il pollice e l’indice – ce l’hanno loro…»

«Hai ragione, ma l’affare ce l’ho in mano io…» rispose Abele puntando il dito verso i pantaloni ottenendo un effetto eloquente. Entrambi si misero a ridere, per mettersi successivamente ad osservare con cupidigia e rinnovata curiosità le signore in tailleur che corredavano il bar e con compassione una vecchietta in abito fantasia a fiori che attraversava la strada con un canino al guinzaglio.

«Paolo, però mi devi aiutare» Abele entrò nel punto più delicato della conversazione, e l’amico credette di cominciare a capire dove l’altro stava andando a parare.

«Cioè? Cosa dovrei fare?» Sperava di sbagliarsi.

«Dovresti preparare il grande lancio promozionale sul mercato. Saremo una squadra eccezionale: io ci metto la creatività, oltre a me stesso, e tu ci metti l’esperienza informatica…» Paolo aveva indovinato.

«Io dovrei fare da magnaccio a te !» disse con aria divertita.

«Che parole! – minimizzò Abele – Dovresti aiutarmi a conoscere i nuovi mezzi di comunicazione che la tecnologia ha messo a disposizione, per iniziare alla grande. Non ho intenzione di fermarmi al livello dell’annuncio sul giornale: “ AAAAAA offresi…”, troppo banale, e poi è…è brutto, anche!»

«Già, sembra da puttane, vero?» rimarcò Paolo come se volesse dire “perché, tu cosa credi di fare di diverso da loro?” Conosceva comunque Abele a tal punto da sapere benissimo che se gli veniva in mente di fare una cosa, non c’era verso di fargli cambiare idea. Comprese allora all’improvviso la necessità della grande rivoluzione di cui Abele aveva bisogno, per riuscire in quell’assurda impresa.

© Massimo Rognini

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